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Viola Parente-Čapková ha intervistato Veli Pekka-Lehtola, uno dei maggiori esperti di cultura e letteratura sámi. L'incontro si è svolto ad Oulu lo scorso marzo. L'intervista, che pubblichiamo integralmente, è apparsa sulla rivista di ricerca letteraria Avain 3/2015, primo numero monotematico dedicato alla letteratura e alla ricerca sámi a cura di Kati Launis e della stessa Viola Parente-Čapková.
E' posssibile acquistare la rivista rivolgendosi alla segretaria della Società dei ricercatori letterari Kirjallisuudentutkijain Seura, Hanna Samola: [email protected]
Lo stato della ricerca letteraria nell’ambito dello studio sui Sámi tra passato e presente
Intervista con Veli-Pekka Lehtola
Viola Parente-Čapková: Come ogni letteratura nazionale o etnica, anche la letteratura sámi presenta delle difficoltà di definizione - quella di base linguistica è una delle possibili, ma anch’essa prospetta dei problemi.
Veli-Pekka Lehtola: La barriera linguistica è stata uno dei problemi maggiori della letteratura sámi - lo si può constatare confrontandola con la letteratura dei nativi americani, che è molto viva, essendo scritta in inglese. La letteratura sámi è scritta in diverse lingue, ma anche se in Svezia e Norvegia di solito è scritta in svedese o norvegese la sámofonia è stata un fattore importante, così come, naturalmente, la “sámicità” dell’autore.
L’arte sámi ha spesso avuto come scopo una sorta di doppia comunicazione: da un lato deve parlare alla popolazione sámi, d'altro anche all'esterno. Poiché se da una parte deve costruire l’identità sámi, d’altro canto deve anche comunicare con il mondo esterno e, naturalmente, concorrere per i finanziamenti. La letteratura è lingua, e per quelli che non la conoscono, la si deve tradurre.
V.P-Č: Quando si parla dei Sámi e della loro letteratura, sia in forum nordici che internazionali, si rimarca spesso che il popolo sámi vive in un'area che copre quattro paesi. Tuttavia, dei Sámi russi e della loro arte e letteratura si parla molto meno rispetto alle opere degli scrittori sámi che risiedono nei paesi nordici e che scrivono in parte in lingue nordiche.
V.-P. L.: È proprio vero, in questo caso esiste un altro tipo di barriera linguistica e rispetto ai Sámi del Nord, la produzione letteraria dei Sámi russi è rimasta praticamente invisibile. Ma la situazione linguistica è complicata in ogni caso: quando si parla di lingua sámi, bisogna ricordare che oltre al sámi settentrionale - che ha il maggior numero di parlanti - troviamo anche il sámi di Inari, il sámi skolt, il sámi meridionale…
V.P-Č: Gli inizi della sua carriera accademica la vedono ricercatore letterario. Come in molti altri movimenti di emancipazione legati all’identità politica, anche nel movimento sámi degli anni 1960, 1970 e anche 1980 la letteratura costituì una forma centrale di lotta artistica e politica.
V.-P. L: La letteratura fu cruciale nella fase etnopolitica degli anni 1970, e l’importanza della letteratura si rifletté anche nella ricerca. L’entusiasmo si indirizzò verso la creazione di una “sámicità” comune, gli scrittori cavalcarono questo entusiasmo, e negli anni 1980 sognammo persino che gli scrittori si sarebbero potuti rivolgere ad un vasto pubblico di lettori grazie alla letteratura che allora veniva prodotta a ritmo sostenuto. Suggerii di far crescere questo pubblico di lettori con la letteratura da edicola, ma gli scrittori si lamentarono accusandomi di voler portare i problemi di questo genere di letteratura anche da loro. Rimarcai che nel momento in cui la letteratura da edicola sarebbe stata un problema per i Sámi, ciò avrebbe significato che la situazione è più che positiva, in quanto avrebbe indicato l’abitudine a leggere in lingua sámi.
Negli anni 1970, durante “la fase nazionale” la maggior parte della letteratura sámi era poesia. Poi arrivò la fase della letteratura in prosa, concentrata quasi esclusivamente sui romanzi. Negli anni 1980 mi chiedevo perché gli scrittori sámi scrivessero così pochi racconti, visto che i racconti sono una parte cruciale della tradizione letteraria dei Sámi. Ricordo le mie conversazioni con Kerttu Vuolab su come la sua generazione di scrittori sámi in Finlandia frequentasse la scuola finlandese, dove veniva loro insegnato che in letteratura “il genere giusto” è il romanzo. Vuolab definì “stile tematico” questo modo di scrivere abbastanza aggrottato e quasi un po’ burocratico, dal quale gli scrittori sámi fanno fatica a liberarsi.
Una possibile spiegazione del ragguardevole numero di scrittori sámi di Finlandia può essere il fatto che finlandese e sámi sono imparentate più strettamente di norvegese o svedese e sámi. La scrittura in sámi era più facile per i Sámi che frequentavano la scuola in Finlandia rispetto a quelli di Norvegia e Svezia, dove la soglia per iniziare a scrivere in sámi era più alta; al contrario queste ultime nazioni presentano una maggioranza di romanzi di autori sámi, scritti però nella lingua nazionale, soprattutto in norvegese.
Tuttavia, negli anni 2000 assistiamo ad una forte diminuzione della prosa. La letteratura sámi ha sempre sofferto il problema della pubblicazione, che in passato si è stati in grado di superare con il forte entusiasmo. Scrivere romanzi richiede un impegno a lungo termine, e negli anni 2000 la frustrazione si accentuò ulteriormente; la vecchia generazione iniziò a farsi da parte e i giovani passarono ad altre aree, preferendo altri generi. Oggi, ancora una volta dominano i testi poetici, come se la letteratura sámi facesse ritorno alle sue radici; inoltre, sul fronte dei Sámi russi vi sono da tempo dei poeti interessanti.
V.P-Č: Così come la letteratura sámi pochi decenni fa ebbe un ruolo importante nella cultura e nell’arte sámi, anche la ricerca letteraria ebbe per lungo tempo un ruolo di primo piano nello studio dei Sámi. Da allora la situazione è cambiata. Come e perché c’è stata questa evoluzione e in che modo ha potuto utilizzare la ricerca letteraria nei suoi studi più recenti?
V.-P. L: È naturale che la centralità della letteratura sámi nella seconda metà degli anni 1900 si riflesse anche nella ricerca; negli anni 1980 al centro degli studi sámi vi fu davvero la ricerca letteraria. Si potrebbe dire che molti ricercatori sámi della mia generazione erano ricercatori letterari: Harald Gaski, Vuokko Hirvonen, Rauna Kuokkanen, Trygve Solbakk ... Tra questi, solo Harald Gaski ha continuato ad interessarsi principalmente della ricerca letteraria; Vuokko Hirvonen oggigiorno investiga soprattutto la storia dell’educazione, Rauna Kuokkanen i diritti delle popolazioni indigene. In realtà, il mio stesso interesse si è spostato verso la storia e la storia delle idee. La mia tesi di dottorato L’identità della terra di frontiera fu una sorta di culmine di questa fase iniziale.
Pur avendo in seguito iniziato a fare ricerche più storiche, ho esaminato allo stesso tempo anche le rappresentazioni e i vari discorsi usando abbondantemente teorie e metodologie della ricerca letteraria e, in senso più ampio, degli studi culturali. Nel mio libro I Sámi Finlandesi mi sono dedicato soprattutto a come viene plasmata l’immagine dei Sámi, a come i funzionari abbiano abbracciato l’immagine delle rappresentazioni popolari e come ciò risulti anche nella politica dei Sámi. Il mio punto di partenza è saidiano e marxista, mi sono interessato a come le rappresentazioni influenzino le attività sociali. Non riesco ad essere un teorico puro, le teorie mi interessano sempre in relazione a qualcosa. Nella comunità sámi attività significa legame con la pratica, e per questa ragione sono passato allo studio della storia, che mi sembrò più concreta. Tuttavia, ho cercato di adottare e conservare, come si può notare, questo interesse per la rappresentazione e l’immagine, proprio della ricerca letteraria: oltre alla letteratura, l’ho esteso ad altre forme d'arte, come ad esempio al teatro e all’espressione visiva sámi, che è anche una questione di presentazione.
La mia formazione di ricercatore letterario mi è servita come una base solida sulla quale ho potuto costruire e che mi ha permesso una focalizzazione coerente. Grazie alla ricerca sulla rappresentazione e sull’immagologia, penso di essere riuscito ad impiegare nella ricerca storica una prospettiva dinamica. Molte volte, quando si parla di stereotipi nell’ambito degli studi storici, è la ricerca stessa che corre il pericolo di tramutarsi in stereotipo; il mio background di ricercatore letterario ha reso possibile un approccio più dimanico.
V.P-Č: Qual è oggigiorno il ruolo della ricerca letteratura nell’ambito degli studi di ricerca Sámi?
V.-P. L: Il concetto di letteratura sembrerebbe andare stretto alla letteratura sámi. Ad esempio, Harald Gaski promuove l'idea che la ricerca della letteratura sámi debba esaminare non soltanto i generi letterari tradizionali, ma comprendere il concetto stesso di letteratura in molto più ampio. Molti artisti sámi agiscono in più campi - d'altro canto è parte della natura dell’arte sámi nella quale, a causa delle piccole dimensioni del gruppo degli artisti, i campi artistici si sovrappongono, e quindi vengono privilegiati quegli artisti che agiscono in più campi. Un buon esempio è Niillas Holmberg, ben noto come poeta, ma anche cantautore e attore. E l’esempio più famoso è forse Nils-Aslak Valkeapää, che fu fondamentalmente un carattere sintetico: vedeva le immagini come musica e le parole come immagini ...
Negli anni 1970 e ancora in quelli 1980, nella fase etnopolitica, le arti erano connesse tra loro. L'arte visiva sámi stava appena emergendo, il teatro andava sviluppandosi e i ricercatori dei settori in questione non erano ancora coinvolti nella ricerca sámi. Invece, la letteratura fiorì proprio allora e anche gli studiosi di letteratura ne fecero parte; fu quindi naturale che lo studio della letteratura avesse una posizione preminente. La ricerca approfittò grandemente delle idee sulla rappresentazione, sebbene allo stesso tempo già allora si ebbe l’impressione che la metodologia della ricerca letteraria fosse troppo limitata.
Dal 1990, l’arte sámi è cambiata. Ogni settore ha cominciato a funzionare in modo proprio. I campi societari si sono separati gli uni dagli altri anche nel mondo sámi. Il discorso politico, che precedentemente univa il movimento sámi, è rimasto sullo sfondo. Così, ad esempio, la radio sámi agisce su base più ampia rispetto a quella della politica sámi. Lo stesso vale per le arti. Con l’allargarsi dei repertori, era chiaro che lo studioso odierno di arte sámi contemporanea non potesse controllare tutto. In questa nuova fase, il pensiero settoriale può diventare attuale in modo nuovo e in un nuovo contesto. La ricerca letteraria sámi da parte degli stessi Sámi - come ogni altra ricerca dell’arte sámi da parte dei Sámi - è scarsa, ma al momento vi sono ricercatori non sámi specializzati nei singoli settori: ad esempio, Tuija Hautala-Hirvioja si occupa dell’arte visiva dei Sámi, Kaisa Ahvenjärvi della poesia. È importante che l’arte sámi venga esaminata secondo aree specifiche, ma naturalmente è altrettanto importante capire il dibattito sámi.
V.P-Č: Gli interessi degli studenti dell’Istituto Giellagas dimostrano altre preferenze rispetto ai temi della ricerca letteraria. Su quali temi di ricerca cade più frequentemente la scelta dei vostri studenti?
V.-P. L: Gli studenti sámi sembrano assimilare particolarmente la prospettiva legata alla ricerca sulla popolazione indigena, vale a dire che dalla ricerca dovrebbe beneficiare la società sámi. Così, i temi di ricerca sono spesso relativi alla rivitalizzazione della lingua, degli asili e dei diritti dei Sámi. Forse rifuggono inutilmente quei temi legati alla ricerca storica e artistica, come se non fossero socialmente importanti.
V.P-Č: È attuale la divisione di studiosi sámi e ricercatori esterni alla società sámi e, se sì, in che modo? In che modo oggigiorno si discute delle questioni etiche legate a questo problema?
V.-P. L: Oggigiorno non c’è più quel tipo di atmosfera secondo cui nessun “estraneo” può esplorare la letteratura o l’arte sámi. In generale, i ricercatori sámi e quelli non sámi hanno i propri modi di porre domande, i propri interessi di ricerca. I Sámi sono interessati alla costruzione della loro società, i ricercatori esterni ad altro, ad esempio a questioni legate ai rapporti tra maggioranza e minoranza della popolazione. Il dibattito verte soprattutto su come queste questioni possano conciliarsi a vicenda. La questione essenziale è stata a lungo se considerare importanti anche le ricerche condotte dagli stessi Sámi. In passato, quando ad esempio si esaminavano le questioni relative alla proprietà della terra, in Finlandia ci si affidava automaticamente alle informazioni presentate dai Finlandesi, nonostante il Parlamento sámi avesse commissionato un proprio studio. Veniva considerato di parte, mentre il progetto di ricerca dei Finlandesi (del Ministero della Giustizia finlandese) veniva considerato imparziale.
A volte la popolazione sámi si meraviglia di come un ricercatore esterno possa partire da certe disposizioni o arrivare a delle conclusioni completamente aliene ai Sámi. In tali circostanze, la questione può ancora essere delicata e i vecchi stereotipi, quali “gli stranieri non possono capirci”, prendono vita, e le questioni etiche salgono in superficie. Il ricercatore Alf Isak Keskitalo, dell’Istituto Sámi fondato nel 1973, parlò l'anno successivo a Tromsø dell’asimmetria nella ricerca sámi: si lamentava che ci fossero troppe persone non sámi e troppo pochi ricercatori sámi, cosa che influenzava le disposizioni di ricerca. In effetti, io stesso rimarcai nel 2005, nella mia presentazione come Professore, che sebbene siano passati vari decenni la situazione non è poi cambiata in maniera significativa. Il concetto idealistico di Keskitalo, secondo cui l’intera ricerca potesse “sámilizzarsi”, non si è realizzata, e probabilmente non si avvererà: questa asimmetria di base difficilmente potrà cambiare.
L’idea crescente che origina dalla ricerca sulle nazioni indigene, e cioè che l'oggetto dello studio debba essere in grado di incidere sui progetti di ricerca, è ancora d'attualità, così come l'esigenza che il sapere debba essere restituito alla comunità, per essere valutato, usato e sfruttato. Ecco perché è importante che nei sistemi di finanziamento siano coinvolti anche i Sámi, per valutare le richieste della ricerca sámi e la portata dei risultati degli studi relativi. La ricerca sámi oggigiorno è sostenuta relativamente bene, anche se quell'asimmetria si manifesta, fra l'altro, nel minor numero di ricercatori sámi. Abbiamo ora un progetto congiunto delle università di Oulu e della Lapponia, “Domestication of Indigeneous Discourses”, dove la maggior parte dei dottorandi è costituita da Sámi. I Sámi hanno meno possibilità a causa del loro repertorio di ricerca più limitato. I Sámi non hanno una vera politica scientifica, ma il coordinamento ha luogo a livello di studi superiori e universitari, e quindi risulta necessariamente frammentato. È fantastico che la ricerca sámi abbia goduto a lungo di una certa libertà, ma è anche necessario progettare strategie più generali.
V.P.Č: La ringrazio per l'intervista.
Oulu, Istituto Giellagas Institute, 10 marzo 2015
Veli-Pekka Lehtola è professore di cultura sámi dell’Istituto Giellagas dell’Università di Oulu, fondato nel 2001, dove si ricerca e si insegna lingua e cultura sámi. L'Istituto è responsabile a livello nazionale per l’alta formazione e la ricerca in Finlandia della lingua e della cultura sámi. La tesi di dottorato di Lehtola, L’Identità della terra di frontiera. La costruzione della lapponicità nella letteratura degli anni 1920 e 1930 (SKS, 1997) è stato il primo grande studio sui classici della letteratura della Lapponia, da Arvi Järventaus a Samuli Paulaharju e fino a E. N. Manninen. Successivamente, Lehtola ha pubblicato decine di libri e articoli. I suoi interessi di ricerca includono lo sviluppo dell’immagine dei Sámi, la storia della terra dei Sámi, in particolare di Inari, le arti contemporanee sámi e il rapporto tra Sámi e Finlandesi nella prima metà del 1900. Quest'ultimo argomento è stato da lui trattato in particolare nel suo studio pluripremiato I Sámi Finlandesi - incontri 1896–1953 (SKS, 2012). Veli-Pekka Lehtola ha svolto anche funzioni pubbliche e promosso i diritti del popolo sámi. Attualmente Lehtola guida il progetto di ricerca dell’Università di Oulu e della Lapponia, finanziato dall’Accademia di Finlandia, Domestication of Indigenous Discourses? Processes of Constructing Political Subjects in Sápmi (2015-2018).
Viola Parente-Čapková intervista Veli Pekka-Lehtola
Il 26/10/2015
Viola Parente-Čapková ha intervistato Veli Pekka-Lehtola, uno dei maggiori esperti di cultura e letteratura sámi. L'incontro si è svolto ad Oulu lo scorso marzo. L'intervista, che pubblichiamo integralmente, è apparsa sulla rivista di ricerca letteraria Avain 3/2015, primo numero monotematico dedicato alla letteratura e alla ricerca sámi a cura di Kati Launis e della stessa Viola Parente-Čapková.
E' posssibile acquistare la rivista rivolgendosi alla segretaria della Società dei ricercatori letterari Kirjallisuudentutkijain Seura, Hanna Samola: [email protected]
Lo stato della ricerca letteraria nell’ambito dello studio sui Sámi tra passato e presente
Intervista con Veli-Pekka Lehtola
Viola Parente-Čapková: Come ogni letteratura nazionale o etnica, anche la letteratura sámi presenta delle difficoltà di definizione - quella di base linguistica è una delle possibili, ma anch’essa prospetta dei problemi.
Veli-Pekka Lehtola: La barriera linguistica è stata uno dei problemi maggiori della letteratura sámi - lo si può constatare confrontandola con la letteratura dei nativi americani, che è molto viva, essendo scritta in inglese. La letteratura sámi è scritta in diverse lingue, ma anche se in Svezia e Norvegia di solito è scritta in svedese o norvegese la sámofonia è stata un fattore importante, così come, naturalmente, la “sámicità” dell’autore.
L’arte sámi ha spesso avuto come scopo una sorta di doppia comunicazione: da un lato deve parlare alla popolazione sámi, d'altro anche all'esterno. Poiché se da una parte deve costruire l’identità sámi, d’altro canto deve anche comunicare con il mondo esterno e, naturalmente, concorrere per i finanziamenti. La letteratura è lingua, e per quelli che non la conoscono, la si deve tradurre.
V.P-Č: Quando si parla dei Sámi e della loro letteratura, sia in forum nordici che internazionali, si rimarca spesso che il popolo sámi vive in un'area che copre quattro paesi. Tuttavia, dei Sámi russi e della loro arte e letteratura si parla molto meno rispetto alle opere degli scrittori sámi che risiedono nei paesi nordici e che scrivono in parte in lingue nordiche.
V.-P. L.: È proprio vero, in questo caso esiste un altro tipo di barriera linguistica e rispetto ai Sámi del Nord, la produzione letteraria dei Sámi russi è rimasta praticamente invisibile. Ma la situazione linguistica è complicata in ogni caso: quando si parla di lingua sámi, bisogna ricordare che oltre al sámi settentrionale - che ha il maggior numero di parlanti - troviamo anche il sámi di Inari, il sámi skolt, il sámi meridionale…
V.P-Č: Gli inizi della sua carriera accademica la vedono ricercatore letterario. Come in molti altri movimenti di emancipazione legati all’identità politica, anche nel movimento sámi degli anni 1960, 1970 e anche 1980 la letteratura costituì una forma centrale di lotta artistica e politica.
V.-P. L: La letteratura fu cruciale nella fase etnopolitica degli anni 1970, e l’importanza della letteratura si rifletté anche nella ricerca. L’entusiasmo si indirizzò verso la creazione di una “sámicità” comune, gli scrittori cavalcarono questo entusiasmo, e negli anni 1980 sognammo persino che gli scrittori si sarebbero potuti rivolgere ad un vasto pubblico di lettori grazie alla letteratura che allora veniva prodotta a ritmo sostenuto. Suggerii di far crescere questo pubblico di lettori con la letteratura da edicola, ma gli scrittori si lamentarono accusandomi di voler portare i problemi di questo genere di letteratura anche da loro. Rimarcai che nel momento in cui la letteratura da edicola sarebbe stata un problema per i Sámi, ciò avrebbe significato che la situazione è più che positiva, in quanto avrebbe indicato l’abitudine a leggere in lingua sámi.
Negli anni 1970, durante “la fase nazionale” la maggior parte della letteratura sámi era poesia. Poi arrivò la fase della letteratura in prosa, concentrata quasi esclusivamente sui romanzi. Negli anni 1980 mi chiedevo perché gli scrittori sámi scrivessero così pochi racconti, visto che i racconti sono una parte cruciale della tradizione letteraria dei Sámi. Ricordo le mie conversazioni con Kerttu Vuolab su come la sua generazione di scrittori sámi in Finlandia frequentasse la scuola finlandese, dove veniva loro insegnato che in letteratura “il genere giusto” è il romanzo. Vuolab definì “stile tematico” questo modo di scrivere abbastanza aggrottato e quasi un po’ burocratico, dal quale gli scrittori sámi fanno fatica a liberarsi.
Una possibile spiegazione del ragguardevole numero di scrittori sámi di Finlandia può essere il fatto che finlandese e sámi sono imparentate più strettamente di norvegese o svedese e sámi. La scrittura in sámi era più facile per i Sámi che frequentavano la scuola in Finlandia rispetto a quelli di Norvegia e Svezia, dove la soglia per iniziare a scrivere in sámi era più alta; al contrario queste ultime nazioni presentano una maggioranza di romanzi di autori sámi, scritti però nella lingua nazionale, soprattutto in norvegese.
Tuttavia, negli anni 2000 assistiamo ad una forte diminuzione della prosa. La letteratura sámi ha sempre sofferto il problema della pubblicazione, che in passato si è stati in grado di superare con il forte entusiasmo. Scrivere romanzi richiede un impegno a lungo termine, e negli anni 2000 la frustrazione si accentuò ulteriormente; la vecchia generazione iniziò a farsi da parte e i giovani passarono ad altre aree, preferendo altri generi. Oggi, ancora una volta dominano i testi poetici, come se la letteratura sámi facesse ritorno alle sue radici; inoltre, sul fronte dei Sámi russi vi sono da tempo dei poeti interessanti.
V.P-Č: Così come la letteratura sámi pochi decenni fa ebbe un ruolo importante nella cultura e nell’arte sámi, anche la ricerca letteraria ebbe per lungo tempo un ruolo di primo piano nello studio dei Sámi. Da allora la situazione è cambiata. Come e perché c’è stata questa evoluzione e in che modo ha potuto utilizzare la ricerca letteraria nei suoi studi più recenti?
V.-P. L: È naturale che la centralità della letteratura sámi nella seconda metà degli anni 1900 si riflesse anche nella ricerca; negli anni 1980 al centro degli studi sámi vi fu davvero la ricerca letteraria. Si potrebbe dire che molti ricercatori sámi della mia generazione erano ricercatori letterari: Harald Gaski, Vuokko Hirvonen, Rauna Kuokkanen, Trygve Solbakk ... Tra questi, solo Harald Gaski ha continuato ad interessarsi principalmente della ricerca letteraria; Vuokko Hirvonen oggigiorno investiga soprattutto la storia dell’educazione, Rauna Kuokkanen i diritti delle popolazioni indigene. In realtà, il mio stesso interesse si è spostato verso la storia e la storia delle idee. La mia tesi di dottorato L’identità della terra di frontiera fu una sorta di culmine di questa fase iniziale.
Pur avendo in seguito iniziato a fare ricerche più storiche, ho esaminato allo stesso tempo anche le rappresentazioni e i vari discorsi usando abbondantemente teorie e metodologie della ricerca letteraria e, in senso più ampio, degli studi culturali. Nel mio libro I Sámi Finlandesi mi sono dedicato soprattutto a come viene plasmata l’immagine dei Sámi, a come i funzionari abbiano abbracciato l’immagine delle rappresentazioni popolari e come ciò risulti anche nella politica dei Sámi. Il mio punto di partenza è saidiano e marxista, mi sono interessato a come le rappresentazioni influenzino le attività sociali. Non riesco ad essere un teorico puro, le teorie mi interessano sempre in relazione a qualcosa. Nella comunità sámi attività significa legame con la pratica, e per questa ragione sono passato allo studio della storia, che mi sembrò più concreta. Tuttavia, ho cercato di adottare e conservare, come si può notare, questo interesse per la rappresentazione e l’immagine, proprio della ricerca letteraria: oltre alla letteratura, l’ho esteso ad altre forme d'arte, come ad esempio al teatro e all’espressione visiva sámi, che è anche una questione di presentazione.
La mia formazione di ricercatore letterario mi è servita come una base solida sulla quale ho potuto costruire e che mi ha permesso una focalizzazione coerente. Grazie alla ricerca sulla rappresentazione e sull’immagologia, penso di essere riuscito ad impiegare nella ricerca storica una prospettiva dinamica. Molte volte, quando si parla di stereotipi nell’ambito degli studi storici, è la ricerca stessa che corre il pericolo di tramutarsi in stereotipo; il mio background di ricercatore letterario ha reso possibile un approccio più dimanico.
V.P-Č: Qual è oggigiorno il ruolo della ricerca letteratura nell’ambito degli studi di ricerca Sámi?
V.-P. L: Il concetto di letteratura sembrerebbe andare stretto alla letteratura sámi. Ad esempio, Harald Gaski promuove l'idea che la ricerca della letteratura sámi debba esaminare non soltanto i generi letterari tradizionali, ma comprendere il concetto stesso di letteratura in molto più ampio. Molti artisti sámi agiscono in più campi - d'altro canto è parte della natura dell’arte sámi nella quale, a causa delle piccole dimensioni del gruppo degli artisti, i campi artistici si sovrappongono, e quindi vengono privilegiati quegli artisti che agiscono in più campi. Un buon esempio è Niillas Holmberg, ben noto come poeta, ma anche cantautore e attore. E l’esempio più famoso è forse Nils-Aslak Valkeapää, che fu fondamentalmente un carattere sintetico: vedeva le immagini come musica e le parole come immagini ...
Negli anni 1970 e ancora in quelli 1980, nella fase etnopolitica, le arti erano connesse tra loro. L'arte visiva sámi stava appena emergendo, il teatro andava sviluppandosi e i ricercatori dei settori in questione non erano ancora coinvolti nella ricerca sámi. Invece, la letteratura fiorì proprio allora e anche gli studiosi di letteratura ne fecero parte; fu quindi naturale che lo studio della letteratura avesse una posizione preminente. La ricerca approfittò grandemente delle idee sulla rappresentazione, sebbene allo stesso tempo già allora si ebbe l’impressione che la metodologia della ricerca letteraria fosse troppo limitata.
Dal 1990, l’arte sámi è cambiata. Ogni settore ha cominciato a funzionare in modo proprio. I campi societari si sono separati gli uni dagli altri anche nel mondo sámi. Il discorso politico, che precedentemente univa il movimento sámi, è rimasto sullo sfondo. Così, ad esempio, la radio sámi agisce su base più ampia rispetto a quella della politica sámi. Lo stesso vale per le arti. Con l’allargarsi dei repertori, era chiaro che lo studioso odierno di arte sámi contemporanea non potesse controllare tutto. In questa nuova fase, il pensiero settoriale può diventare attuale in modo nuovo e in un nuovo contesto. La ricerca letteraria sámi da parte degli stessi Sámi - come ogni altra ricerca dell’arte sámi da parte dei Sámi - è scarsa, ma al momento vi sono ricercatori non sámi specializzati nei singoli settori: ad esempio, Tuija Hautala-Hirvioja si occupa dell’arte visiva dei Sámi, Kaisa Ahvenjärvi della poesia. È importante che l’arte sámi venga esaminata secondo aree specifiche, ma naturalmente è altrettanto importante capire il dibattito sámi.
V.P-Č: Gli interessi degli studenti dell’Istituto Giellagas dimostrano altre preferenze rispetto ai temi della ricerca letteraria. Su quali temi di ricerca cade più frequentemente la scelta dei vostri studenti?
V.-P. L: Gli studenti sámi sembrano assimilare particolarmente la prospettiva legata alla ricerca sulla popolazione indigena, vale a dire che dalla ricerca dovrebbe beneficiare la società sámi. Così, i temi di ricerca sono spesso relativi alla rivitalizzazione della lingua, degli asili e dei diritti dei Sámi. Forse rifuggono inutilmente quei temi legati alla ricerca storica e artistica, come se non fossero socialmente importanti.
V.P-Č: È attuale la divisione di studiosi sámi e ricercatori esterni alla società sámi e, se sì, in che modo? In che modo oggigiorno si discute delle questioni etiche legate a questo problema?
V.-P. L: Oggigiorno non c’è più quel tipo di atmosfera secondo cui nessun “estraneo” può esplorare la letteratura o l’arte sámi. In generale, i ricercatori sámi e quelli non sámi hanno i propri modi di porre domande, i propri interessi di ricerca. I Sámi sono interessati alla costruzione della loro società, i ricercatori esterni ad altro, ad esempio a questioni legate ai rapporti tra maggioranza e minoranza della popolazione. Il dibattito verte soprattutto su come queste questioni possano conciliarsi a vicenda. La questione essenziale è stata a lungo se considerare importanti anche le ricerche condotte dagli stessi Sámi. In passato, quando ad esempio si esaminavano le questioni relative alla proprietà della terra, in Finlandia ci si affidava automaticamente alle informazioni presentate dai Finlandesi, nonostante il Parlamento sámi avesse commissionato un proprio studio. Veniva considerato di parte, mentre il progetto di ricerca dei Finlandesi (del Ministero della Giustizia finlandese) veniva considerato imparziale.
A volte la popolazione sámi si meraviglia di come un ricercatore esterno possa partire da certe disposizioni o arrivare a delle conclusioni completamente aliene ai Sámi. In tali circostanze, la questione può ancora essere delicata e i vecchi stereotipi, quali “gli stranieri non possono capirci”, prendono vita, e le questioni etiche salgono in superficie. Il ricercatore Alf Isak Keskitalo, dell’Istituto Sámi fondato nel 1973, parlò l'anno successivo a Tromsø dell’asimmetria nella ricerca sámi: si lamentava che ci fossero troppe persone non sámi e troppo pochi ricercatori sámi, cosa che influenzava le disposizioni di ricerca. In effetti, io stesso rimarcai nel 2005, nella mia presentazione come Professore, che sebbene siano passati vari decenni la situazione non è poi cambiata in maniera significativa. Il concetto idealistico di Keskitalo, secondo cui l’intera ricerca potesse “sámilizzarsi”, non si è realizzata, e probabilmente non si avvererà: questa asimmetria di base difficilmente potrà cambiare.
L’idea crescente che origina dalla ricerca sulle nazioni indigene, e cioè che l'oggetto dello studio debba essere in grado di incidere sui progetti di ricerca, è ancora d'attualità, così come l'esigenza che il sapere debba essere restituito alla comunità, per essere valutato, usato e sfruttato. Ecco perché è importante che nei sistemi di finanziamento siano coinvolti anche i Sámi, per valutare le richieste della ricerca sámi e la portata dei risultati degli studi relativi. La ricerca sámi oggigiorno è sostenuta relativamente bene, anche se quell'asimmetria si manifesta, fra l'altro, nel minor numero di ricercatori sámi. Abbiamo ora un progetto congiunto delle università di Oulu e della Lapponia, “Domestication of Indigeneous Discourses”, dove la maggior parte dei dottorandi è costituita da Sámi. I Sámi hanno meno possibilità a causa del loro repertorio di ricerca più limitato. I Sámi non hanno una vera politica scientifica, ma il coordinamento ha luogo a livello di studi superiori e universitari, e quindi risulta necessariamente frammentato. È fantastico che la ricerca sámi abbia goduto a lungo di una certa libertà, ma è anche necessario progettare strategie più generali.
V.P.Č: La ringrazio per l'intervista.
Oulu, Istituto Giellagas Institute, 10 marzo 2015
Veli-Pekka Lehtola è professore di cultura sámi dell’Istituto Giellagas dell’Università di Oulu, fondato nel 2001, dove si ricerca e si insegna lingua e cultura sámi. L'Istituto è responsabile a livello nazionale per l’alta formazione e la ricerca in Finlandia della lingua e della cultura sámi. La tesi di dottorato di Lehtola, L’Identità della terra di frontiera. La costruzione della lapponicità nella letteratura degli anni 1920 e 1930 (SKS, 1997) è stato il primo grande studio sui classici della letteratura della Lapponia, da Arvi Järventaus a Samuli Paulaharju e fino a E. N. Manninen. Successivamente, Lehtola ha pubblicato decine di libri e articoli. I suoi interessi di ricerca includono lo sviluppo dell’immagine dei Sámi, la storia della terra dei Sámi, in particolare di Inari, le arti contemporanee sámi e il rapporto tra Sámi e Finlandesi nella prima metà del 1900. Quest'ultimo argomento è stato da lui trattato in particolare nel suo studio pluripremiato I Sámi Finlandesi - incontri 1896–1953 (SKS, 2012). Veli-Pekka Lehtola ha svolto anche funzioni pubbliche e promosso i diritti del popolo sámi. Attualmente Lehtola guida il progetto di ricerca dell’Università di Oulu e della Lapponia, finanziato dall’Accademia di Finlandia, Domestication of Indigenous Discourses? Processes of Constructing Political Subjects in Sápmi (2015-2018).