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Torna a Roma dopo due anni l’artista finlandese Soile Yli-Mäyry con la personale alla Galleria della Tartaruga.
Scrive di lei la critica d'arte Stefania Severi: “Soile Yli-Mäyry da sempre ha affidato ad una sua peculiare tecnica pittorica, nel tempo perfezionata, il compito di formalizzare i suoi pensieri.
Il segno-colore, che caratterizza le sue opere, si modula sulla superficie del dipinto ora in emergenze ora in graffiti, in una alternanza di
colore disteso e raggrumato, ora sottile come una linea, ora espanso come una superficie. Il suo procedere sembra quasi oggettivare i vari
passaggi indicati da Vasilij Kandinskij nel suo celebre “Punto, linea e superficie”. Ma l’esito di Soile non è un puro astrattismo lirico bensì
un repertorio figurativo lontano da qualsiasi concetto di mimesi.
I parametri per accedere ai dipinti di Soile non vanno ricercati nella visione antropocentrica di classica memoria, ma neppure nelle
elucubrazioni intellettualistiche delle forme d’arte contemporanea. Il percorso di Soile, se mai, si può accostare a quello di Joseph Beuys,
artista da lei conosciuto e amato, non già nella prassi dell’arte ma nella concezione di un mondo in cui l’uomo cessi di sfruttare la
natura e ne torni amico. I dipinti di Soile sono “canti” di colore e forme che giungono al cuore di tutti, come fossero intonati sul kantele,
la magica arpa finnica.”
Maggiori informazioni qui
Soile Yli-Mäyry. Dream Sand | Roma, fino al 16.10
Il 09/10/2015
Torna a Roma dopo due anni l’artista finlandese Soile Yli-Mäyry con la personale alla Galleria della Tartaruga.
Scrive di lei la critica d'arte Stefania Severi: “Soile Yli-Mäyry da sempre ha affidato ad una sua peculiare tecnica pittorica, nel tempo perfezionata, il compito di formalizzare i suoi pensieri.
Il segno-colore, che caratterizza le sue opere, si modula sulla superficie del dipinto ora in emergenze ora in graffiti, in una alternanza di
colore disteso e raggrumato, ora sottile come una linea, ora espanso come una superficie. Il suo procedere sembra quasi oggettivare i vari
passaggi indicati da Vasilij Kandinskij nel suo celebre “Punto, linea e superficie”. Ma l’esito di Soile non è un puro astrattismo lirico bensì
un repertorio figurativo lontano da qualsiasi concetto di mimesi.
I parametri per accedere ai dipinti di Soile non vanno ricercati nella visione antropocentrica di classica memoria, ma neppure nelle
elucubrazioni intellettualistiche delle forme d’arte contemporanea. Il percorso di Soile, se mai, si può accostare a quello di Joseph Beuys,
artista da lei conosciuto e amato, non già nella prassi dell’arte ma nella concezione di un mondo in cui l’uomo cessi di sfruttare la
natura e ne torni amico. I dipinti di Soile sono “canti” di colore e forme che giungono al cuore di tutti, come fossero intonati sul kantele,
la magica arpa finnica.”
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