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Magnus Lindberg
Il 23/02/2013
Magnus Lindberg
Chamber Works della casa discografica Ondine
La casa discografica Ondine continua la sua serie di incisioni dedicate alla musica di Magnus Lindberg. Questa volta con un cd interamente dedicato alla sua produzione cameristica, con alcuni pezzi che testimoniano il suo sodalizio artistico con il clarinettista Kari Kriikku (che ha già inciso il Concerto per Clarinetto di Lindberg, vincitore nel 2006 di due prestigiosi riconoscimenti discografici: il Gramophone Award e il BBC Music Magazine Award) e il violoncellista Anssi Karttunen (che ha tenuto a battesimo il Concerto per violoncello di Lindberg), due figure fondamentali nella scena della musica contemporanea in Finlandia. Considerato uno dei più grandi compositori finlandesi viventi, Magnus Lindberg è diventato famoso soprattutto grazie alle sue partiture orchestrali e per grandi ensembles, alla sua originale interpretazione del modernismo, alla sua scrittura strumentale sempre carica di energia, che ha saputo recuperare alcuni archetipi formali e armonici della musica del passato. Allievo di Einojuhani Rautavaara e Paavo Heininen all'Accademia Sibelius di Helsinki, poi di Franco Donatoni all'Accademia Chigiana di Siena, quindi di Brian Ferneyhough ai Ferienkurse di Darmstadt e di Gérard Grisey a Parigi, Lindberg ha assimilato la lezione post-seriale, e ha cercato inizialmente di creare una musica di grande violenza espressiva, combinando l'ipercomplesso con il primitivo, sperimentando la massima frizione dei materiali, usando l'orchestra come un unico gigantesco strumento da spingere ai limiti delle possibilità, e col quale riprodurre il sound dei gruppi rock e punk che aveva frequentato a Berlino all'inizio degli anni Ottanta. Culmine di questa fase di ricerca è stata la composizione di Kraft nel 1985, pezzo per orchestra dal carattere lavico che lo ha imposto all'attenzione internazionale. Poi Lindberg ha cominciato a riconsiderare alcuni aspetti del suo linguaggio musicale, facendo soprattutto tesoro dell'insegnamento degli spettralisti francesi, rivalutando la forza propulsiva garantita dalle funzioni tonali, lavorando sulle trasformazioni di aggregati armonici ottenuti col computer, sostituendo le "durezze" fino allora ricercate con un materiale più malleabile. Così è nato, tra il 1988 e il 1990, il trittico orchestrale Kinetics - Marea - Joy, e poi Aura (in memonam Witld Lutoslawski), concerto per orchestra in quattro movimenti composto nel 1994, che rappresenta una vera summa di tutte le precedenti esperienze compositive. Si tratta di partiture concepite come ingegnose strutture stroboscopiche, dotate di una incredibile mobilità armonica, capaci di sprigionare energia cinetica. Una musica che può trovare ispirazione nella gestualità di Buster Keaton, nelle sculture-macchine di Tinguley, nei disegni dei tappeti persiani, ma che si traduce sempre in percorsi sonori nitidi e incalzanti, in un vitalismo di grande impatto all'ascolto. In alcune composizioni degli anni Novanta Lindberg si è anche rifatto a stilemi tipici della musica barocca: si possono cogliere riferimenti a Purcell e a Monteverdi in Corrente II del 1992 e in Feria del 1997; alla forma del concerto grosso sembra rifarsi poi l'idea di un'orchestrazione per blocchi, giocata su procedimenti additivi e sottrattivi, senza sfumature di colore (Lindberg ha spiegato in un'intervista del 1995: «L'orchestra è uno strumento ingegnoso che puoi piegare in diverse direzioni togliendo o aggiungendo qualche cosa, ma senza bisogno di riorganizzarla radicalmente»). Nell'ultimo decennio il suo linguaggio musicale si è ulteriormente semplificato, mirando alla ricerca di un equilibrio "classico" a una facile accessibilità all'ascolto. Lo dimostrano i pezzi raccolti in questo cd: la Partia per violoncello solo del 2011 (antica dizione di «partita»), modellata su forme barocche, l'immediatezza espressiva di Santa Fe Project (2006), duetto per violoncello e pianoforte che permette a Karttunen di sfoggiare tutto il suo virtuosismo, la brillantezza di Dos Coyotes (2002) per violoncello e pianoforte, arrangiamento cameristico di un precedente pezzo per ensemble (Coyote Blues del 1993), e soprattutto Il Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte del 2008, con i suoi echi di Brahms e di Ravel, e le citazioni di versi del poeta finlandese Gunnar Björling, a introduzione di ciascuno dei tre movimenti.
Chamber Works della casa discografica Ondine
La casa discografica Ondine continua la sua serie di incisioni dedicate alla musica di Magnus Lindberg. Questa volta con un cd interamente dedicato alla sua produzione cameristica, con alcuni pezzi che testimoniano il suo sodalizio artistico con il clarinettista Kari Kriikku (che ha già inciso il Concerto per Clarinetto di Lindberg, vincitore nel 2006 di due prestigiosi riconoscimenti discografici: il Gramophone Award e il BBC Music Magazine Award) e il violoncellista Anssi Karttunen (che ha tenuto a battesimo il Concerto per violoncello di Lindberg), due figure fondamentali nella scena della musica contemporanea in Finlandia. Considerato uno dei più grandi compositori finlandesi viventi, Magnus Lindberg è diventato famoso soprattutto grazie alle sue partiture orchestrali e per grandi ensembles, alla sua originale interpretazione del modernismo, alla sua scrittura strumentale sempre carica di energia, che ha saputo recuperare alcuni archetipi formali e armonici della musica del passato. Allievo di Einojuhani Rautavaara e Paavo Heininen all'Accademia Sibelius di Helsinki, poi di Franco Donatoni all'Accademia Chigiana di Siena, quindi di Brian Ferneyhough ai Ferienkurse di Darmstadt e di Gérard Grisey a Parigi, Lindberg ha assimilato la lezione post-seriale, e ha cercato inizialmente di creare una musica di grande violenza espressiva, combinando l'ipercomplesso con il primitivo, sperimentando la massima frizione dei materiali, usando l'orchestra come un unico gigantesco strumento da spingere ai limiti delle possibilità, e col quale riprodurre il sound dei gruppi rock e punk che aveva frequentato a Berlino all'inizio degli anni Ottanta. Culmine di questa fase di ricerca è stata la composizione di Kraft nel 1985, pezzo per orchestra dal carattere lavico che lo ha imposto all'attenzione internazionale. Poi Lindberg ha cominciato a riconsiderare alcuni aspetti del suo linguaggio musicale, facendo soprattutto tesoro dell'insegnamento degli spettralisti francesi, rivalutando la forza propulsiva garantita dalle funzioni tonali, lavorando sulle trasformazioni di aggregati armonici ottenuti col computer, sostituendo le "durezze" fino allora ricercate con un materiale più malleabile. Così è nato, tra il 1988 e il 1990, il trittico orchestrale Kinetics - Marea - Joy, e poi Aura (in memonam Witld Lutoslawski), concerto per orchestra in quattro movimenti composto nel 1994, che rappresenta una vera summa di tutte le precedenti esperienze compositive. Si tratta di partiture concepite come ingegnose strutture stroboscopiche, dotate di una incredibile mobilità armonica, capaci di sprigionare energia cinetica. Una musica che può trovare ispirazione nella gestualità di Buster Keaton, nelle sculture-macchine di Tinguley, nei disegni dei tappeti persiani, ma che si traduce sempre in percorsi sonori nitidi e incalzanti, in un vitalismo di grande impatto all'ascolto. In alcune composizioni degli anni Novanta Lindberg si è anche rifatto a stilemi tipici della musica barocca: si possono cogliere riferimenti a Purcell e a Monteverdi in Corrente II del 1992 e in Feria del 1997; alla forma del concerto grosso sembra rifarsi poi l'idea di un'orchestrazione per blocchi, giocata su procedimenti additivi e sottrattivi, senza sfumature di colore (Lindberg ha spiegato in un'intervista del 1995: «L'orchestra è uno strumento ingegnoso che puoi piegare in diverse direzioni togliendo o aggiungendo qualche cosa, ma senza bisogno di riorganizzarla radicalmente»). Nell'ultimo decennio il suo linguaggio musicale si è ulteriormente semplificato, mirando alla ricerca di un equilibrio "classico" a una facile accessibilità all'ascolto. Lo dimostrano i pezzi raccolti in questo cd: la Partia per violoncello solo del 2011 (antica dizione di «partita»), modellata su forme barocche, l'immediatezza espressiva di Santa Fe Project (2006), duetto per violoncello e pianoforte che permette a Karttunen di sfoggiare tutto il suo virtuosismo, la brillantezza di Dos Coyotes (2002) per violoncello e pianoforte, arrangiamento cameristico di un precedente pezzo per ensemble (Coyote Blues del 1993), e soprattutto Il Trio per clarinetto, violoncello e pianoforte del 2008, con i suoi echi di Brahms e di Ravel, e le citazioni di versi del poeta finlandese Gunnar Björling, a introduzione di ciascuno dei tre movimenti.