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L’Orchestra sinfonica della Radio finlandese, a Ravenna il 15 maggio, a Modena il 16
Il 14/05/2013
Hannu Lintu direttore
Nikolai Lugansky pianoforte
JEAN SIBELIUS
Pohjola’s Daughter
fantasia sinfonica per orchestra op. 49
PIOTR ILIC CIAIKOVSKIJ
Concerto n.1 in si bemolle minore op.23
per pianoforte e orchestra
JEAN SIBELIUS
Sinfonia n.2 in re maggiore op. 43
In tournée in Italia l'Orchestra sinfonica della Radio finlandese. Mercoledì 15 maggio sarà a Ravenna, al Teatro Alighieri, per la stagione “Ravenna Musica” curata dall’Associazione Angelo Mariani, il 16 maggio al Teatro Comunale di Modena. L’orchestra, nata nel 1927 e inizialmente composta di 10 musicisti, progressivamente si è sviluppata fino a divenire nel 1960 una vera e propria orchestra sinfonica. Regolarmente tournée in ogni parte del mondo, ha all’attivo più di 300 concerti all’estero, numerose incisioni discografiche (che le hanno anche valso il BBC Music Magazine Award nel 2006). A Ravenna salirà sul podio Hannu Lintu, che dal prossimo autunno ricoprirà il ruolo di direttore principale dell’orchestra finlandese.
Insieme all'orchestra finlandese il pianista russo Nikolai Lugansky che eseguirà il Concerto n. 1 di Cajkovskij. Tutto dedicato a Sibelius il resto della serata, con la fantasia sinfonica La figlia di Pohjola op.49 e la Sinfonia n.2 in re maggiore op.43. Composto nel 1906, La figlia di Pohjola (Pohjolan tytär) è uno dei più descrittivi tra i poemi sinfonici di Sibelius, pur essendo strutturato in una rigorosa forma-sonata. Protagonista è il vecchio Väinämöinen, dalla lunga barba bianca (inzialmente Sibelius voleva intitolare il poema sinfonico con questo nome), che andando in slitta attraverso un paesaggio crepuscolare, vede la bella "figlia del Nord" (Pohjola è una regione che include la Lapponia e il Kainuu), seduta su un arcobaleno, intenta a tessere un tessuto d'oro. Väinämöinen vorrebbe portarla con sé, ma lei gli pone come condizione alcuni compiti assai impegnativi: legare un uovo in nodi invisibili e costruire una barca con i frammenti della sua conocchia. Sfruttando anche la magia, Väinämöinen cerca di adempiere a tali compiti, ma viene ostacolato da spiriti maligni, si ferisce, abbandona l'impresa, e decide di continuare il suo viaggio da solo. La sezione dello sviluppo di questo poema sinfonico descrive proprio gli sforzi del vecchio nel tentativo di costruire l'imbarcazione, ma la partitura mostra anche nell'esposizione e nella ripresa una raffinatissima elaborazione tematica, che fa scaturire ogni nuovo motivo dal precedente. La Seconda Sinfonia trae invece ispirazione da un viaggio in Italia: «Ho trovato rifugio sul Mediterraneo, in un giardino con rose, camelie in fiore, platani cipressi, ulivi, palme, mandorli in fiore, aranci, limoneti, mandarini maturi sugli alberi: un Paradiso Terrestre. Le Alpi mi hanno lasciato un'impressione indimenticabile» Così scriveva Jean Sibelius all'amico Axel Carpelan (che fu per lui anche un benefattore e una fonte inesauribile di consigli, fino alla sua morte nel 1919) in una lettera dell'inverno del 1901, quando si trovava in Italia insieme alla moglie e alle due figlie, Eva e Ruth. Avevano affittato una camera alla pensione Suisse di Rapallo, ma lui aveva preso per sé anche un capanno nella villa di montagna villa di un certo signor Molfino, immerso in un giardino fiorito, in un paesaggio lussureggiante, stretto tra il mare e le montagne, che stimolò molto la fantasia del compositore, insieme alle letture fatte in quel viaggio (le Lettere di Adolph Törneros e il Diario intimo di Henri-Frédéric Amiel). Lì Sibelius cominciò a scrivere la sua seconda sinfonia, senza saperlo. Infatti pensava inizialmente a una sorta di poema sinfonico, ispirato a una festa popolare, attratto come fu anche dagli umori popolari dell'Italia, e in particolare da una festa di carnevale, di cui scrisse a Carpelan: «Qui c'è stato il carnevale. Gli italiani sono dei grandi bambini. Un vecchio dal volto annerito, vestito con una camicia da donna, desta un vocio di entusiasmo. Questo è un po' lo stile di tutto». Ma ebbe in mente anche una traccia di poema sinfonico ispirata alla figura di Don Giovanni. Immaginò che il suo chalet di montagna fosse il palazzo di Don Giovanni, circondato da un giardino incantato, simbolo di una vitalità esuberante, ma con l'improvvisa apparizione di una lugubre figura (di Commendatore). L'11 febbraio annotò: «Don Giovanni. Seduto al crepuscolo nel mio castello, vedo giungere un ospite. Gli domando più volte chi sia - nessuna risposta. Cerco di accoglierlo. Continua a tacere. Infine l'estraneo si mette a cantare. Allora Don Giovanni capisce chi ha di fronte: la Morte». Sotto queste parole Sibelius abbozzò anche un tema che divenne poi il motivo principale del secondo movimento della sinfonia.
Il soggiorno italiano fu dunque fonte potente di ispirazione per Sibelius, ma non fu un periodo felice. La sua situazione finanziaria era causa di preoccupazioni, e un contagio di tifo colpì a Rapallo la figlia Ruth. Il compositore decise comunque di approfittare della vacanza per andare a Roma, lasciando la moglie ad occuparsi della cura della figlia malata. Folgorato dalla bellezza della città («Di tutte le città che ho visto Roma è la più bella e la più aristocratica. Molto più che Parigi […]»), dove aveva preso una camera in affitto, lavorò assiduamente alla sua partitura orchestrale. Ad aprile si ricongiunse con la famiglia a Firenze, dove rimase qualche giorno meditando anche di riadattare una parte della Divina Commedia, e abbozzando una pagina per archi che intitolò Christus e che poi divenne il secondo tema del movimento lento della sua sinfonia. Ritornato in Finlandia - non prima però di avere fatto tappa Vienna, a Heidelberg, dove fu invitato a dirigere proprie musiche e dove incontrò Strauss, e poi a Praga, dove fece la fugace conoscenza di Dvorak -, Sibelius trascorse il resto del'estate nella casa della suocera Elisabeth Järnefelt a Lohja, rimettendo mano ai vari abbozzi, accantonando il progetto di un poema sinfonico, con i relativi programmi legati a Don Giovanni o alla Commedia dantesca. E la seconda sinfonia, in re maggiore, prese forma all'inizio di novembre. Dedicata ad Axel Carpelan, fu eseguita l'8 marzo 1902 sotto la direzione del compositore, insieme a altri due lavori recenti, l'Ouverture in la minore e l'Impromptu per coro femminile e orchestra op.19, nella grande sala dell'Università di Helsinki. Fu un successo senza precedenti per una nuova opera orchestrale in Finlandia, tanto che questa sinfonia fu eseguita altre tre volte in otto giorni, sempre con il tutto esaurito. Un successo che alimentò varie illazioni sul suo carattere programmatico. Sulle pagine dell'Hufvudstadsbladet, giornale in lingua svedese pubblicato a Helsinki, Robert Kajanus descrisse la sinfonia come una rappresentazione musicale della resistenza finlandese contro il dominio russo. E questa interpretazione venne sostenuta anche da influenti figure come il direttore d'orchestra Georg Schnéevoigt e il musicologo Ilmari Krohn che nel 1945 definì questo lavoro la «sinfonia della liberazione». Del resto Sibelius era già conosciuto per una serie di composizioni orchestrali di ispirazione nazionalistica, che lo avevano reso assi popolare nel suo paese e anche all'estero. Composizioni esplicitamente influenzate dalla letteratura finlandese, dall'epica del Kalevala, dalle suggestioni del paesaggio dei laghi e delle betulle: i poemi sinfonici Kullervo op.7 e En Saga op.9, le suites per orchestra Karelia op.11, e Lemminkäinen op.22 (quest'ultima basata su quattro leggende del Kalevala). E nel 1899 aveva raggiunto il culmine del successo col poema sinfonico Finlandia op.26. Non è dunque strano che anche la seconda sinfonia fosse attesa come un lavoro "patriottico", anche se il compositore rigettò sempre questa interpretazione, davvero assai distante dagli stimoli "mediterranei" che avevano accompagnato la sua genesi. E, più in generale, Sibelius smentì qualsiasi intento programmatico nella sua produzione sinfonica: «Le mie sinfonie sono musica, concepite ed eseguite come una pura espressione musicale, e senza alcun fondamento letterario. Per me la musica prende forma quando le parole spariscono».
Sottoposta ad alcune revisioni, dopo la prima esecuzione, e quindi diretta nella sua nuova versione da Armas Järnefelt il 10 novembre 1903 a Stoccoloma, la Sinfonia in re maggiore condivide con la prima un chiaro atteggiamento romantico, una grande carica di pathos, che poi scomparirà nella produzione più tarda. Le influenze russe, soprattutto čajkovskijane, molto evidenti nella prima sinfonia, si affievoliscono, ma emergono spunti folklorici e anche influenze italiane, ad esempio nel carattere pastorale e in alcuni tratti esplicitamente melodrammatici. La forma classica, nei canonici quattro movimenti, sottende tuttavia una struttura più libera, piuttosto rapsodica, caratterizzata da continui cambiamenti agogici, da una grande varietà di umori e di espressioni (suoni di natura, gesti esuberanti e pieni di passione, squarci carichi di malinconia), da un proliferare di motivi: brevi cellule, apparentemente asfittiche, ma che lentamente si espandono generando vasti agglomerati dalla forte carica evocativa. Tutta la sinfonia sembra svilupparsi così, organicamente, a partire da un motivo di tre note che si sente all'inizio del primo movimento (Allegretto), che poi appare in varie forme all'interno dell'intera sinfonia. In questo movimento iniziale Sibelius evita lo schematismo della forma sonata usando frammenti tematici quasi "parlanti", strutture armoniche modali, superfici timbriche trascoloranti, frasi che sembrano improvvisamente interrompersi, e piuttosto che giocare sulla contrapposizione dei temi, tende ad fonderli, a farli fluire l'uno nell'altro: in effetti il tema principale, con il suo disegno staccato e dal carattere pastorale, esposto da oboi e clarinetti che sembrano zampogne, non è molto dissimile dal secondo esposto all'unisono dai violini, basato su una lunga nota tenuta seguita da una specie di fioritura "en ralenti". Anche lo sviluppo (Tranquillo) avviato da un cupo pedale dei timpani, in pianissimo, più che rielaborare i temi ne fa una sintesi, dando loro, paradossalmente, più stabilità tonale e omogeneità timbrica di quanta ne avessero nell'esposizione, e usando anche il contrappunto come strumento per legare elementi prima slegati. Il secondo movimento, in re minore (Tempo Andante, ma rubato), riprende gran parte delle idee abbozzate nel viaggio in Italia. Pagina dal carattere tragico, ripropone ancora una dimensione instabile, un discorso frammentato, un po' minaccioso, che alterna zone lente e cupe e improvvise accelerazioni. Si apre con una lunga, uniforme figura di violoncelli e contrabbassi in pizzicato che Thomas Beecham descrisse come «serpeggiante nei registri gravi dell'orchestra come un verme solitario». Su questa linea si sovrappone il tema principale, «lugubre», esposto in ottava dai fagotti. Il movimento si anima sino a raggiungere un fortissimo (Molto largamente) con un ampia, tragica frase degli ottoni seguita da una lunga pausa e da un secondo tema, molto espressivo, in fa diesis maggiore (Andante sostenuto). Tutto il movimento è poi un fitto brulicare di piccole cellule, di motivi contrastanti, con una continuo variare di tempi, di tonalità, e di profili dinamici che tolgono ogni staticità anche alle lunghe sequenze accordali. Un carattere decisamente beethoveniano ha invece lo scherzo, in si bemolle maggiore (Vivacissimo), come ha giustamente osservato il musicologo finlandese Veijo Murtomàki: una specie di moto perpetuo, vorticoso, in 6/8, che percorre i registri estremi dell'orchestra. Cinque colpi isolati del timpano (e una grande pausa) introducono un breve trio in sol bemolle maggiore (Lento e suave), avviato da un agreste tema dell'oboe, e bruscamente interrotto dal ritorno impetuoso del moto perpetuo. Con questi due temi, e altri motivi secondari, Sibelius costruisce ripetuti processi di accumulo di energia e dei crescendo parossistici, timbricamente piuttosto crudi, l'ultimo dei quali porta direttamente all'attacco del movimento finale in 3/2 (Allegro Moderato), che si lega quindi allo scherzo senza soluzione di continuità. Si tratta ancora di una forma sonata con un primo tema dal carattere eroico, enunciato immediatamente dagli archi (e basato sulla cellula di tre note) e un secondo tema nello stile arcaico di una Sarabanda, esposto inizialmente come un alternanza di frasi dei legni - secondo la moglie del compositore, questo tema sarebbe stato scritto da Sibelius alla memoria della cognata, Elli Järnefelt, che si era suicidata nel 1901. Il resto del movimento presenta efficaci giochi di transizione tra tonalità minori e maggiori, uno sviluppo marcatamente contrappuntistico, un germogliare continuo di motivi, una ripresa nella quale l'orchestra si gonfia progressivamente fino a sfociare nella trionfale coda (Molto largamente), un sapiente gioco di ostinati e di pedali che dissolvono l'atmosfera lugubre dei movimenti precedenti, e creano una dimensione quasi ipnotica, nella quale il musicologo Sulho Ranta ha visto qualcosa di sciamanico, «che vi trasporta nell'estasi, come un tamburo magico».
Nikolai Lugansky pianoforte
JEAN SIBELIUS
Pohjola’s Daughter
fantasia sinfonica per orchestra op. 49
PIOTR ILIC CIAIKOVSKIJ
Concerto n.1 in si bemolle minore op.23
per pianoforte e orchestra
JEAN SIBELIUS
Sinfonia n.2 in re maggiore op. 43
In tournée in Italia l'Orchestra sinfonica della Radio finlandese. Mercoledì 15 maggio sarà a Ravenna, al Teatro Alighieri, per la stagione “Ravenna Musica” curata dall’Associazione Angelo Mariani, il 16 maggio al Teatro Comunale di Modena. L’orchestra, nata nel 1927 e inizialmente composta di 10 musicisti, progressivamente si è sviluppata fino a divenire nel 1960 una vera e propria orchestra sinfonica. Regolarmente tournée in ogni parte del mondo, ha all’attivo più di 300 concerti all’estero, numerose incisioni discografiche (che le hanno anche valso il BBC Music Magazine Award nel 2006). A Ravenna salirà sul podio Hannu Lintu, che dal prossimo autunno ricoprirà il ruolo di direttore principale dell’orchestra finlandese.
Insieme all'orchestra finlandese il pianista russo Nikolai Lugansky che eseguirà il Concerto n. 1 di Cajkovskij. Tutto dedicato a Sibelius il resto della serata, con la fantasia sinfonica La figlia di Pohjola op.49 e la Sinfonia n.2 in re maggiore op.43. Composto nel 1906, La figlia di Pohjola (Pohjolan tytär) è uno dei più descrittivi tra i poemi sinfonici di Sibelius, pur essendo strutturato in una rigorosa forma-sonata. Protagonista è il vecchio Väinämöinen, dalla lunga barba bianca (inzialmente Sibelius voleva intitolare il poema sinfonico con questo nome), che andando in slitta attraverso un paesaggio crepuscolare, vede la bella "figlia del Nord" (Pohjola è una regione che include la Lapponia e il Kainuu), seduta su un arcobaleno, intenta a tessere un tessuto d'oro. Väinämöinen vorrebbe portarla con sé, ma lei gli pone come condizione alcuni compiti assai impegnativi: legare un uovo in nodi invisibili e costruire una barca con i frammenti della sua conocchia. Sfruttando anche la magia, Väinämöinen cerca di adempiere a tali compiti, ma viene ostacolato da spiriti maligni, si ferisce, abbandona l'impresa, e decide di continuare il suo viaggio da solo. La sezione dello sviluppo di questo poema sinfonico descrive proprio gli sforzi del vecchio nel tentativo di costruire l'imbarcazione, ma la partitura mostra anche nell'esposizione e nella ripresa una raffinatissima elaborazione tematica, che fa scaturire ogni nuovo motivo dal precedente. La Seconda Sinfonia trae invece ispirazione da un viaggio in Italia: «Ho trovato rifugio sul Mediterraneo, in un giardino con rose, camelie in fiore, platani cipressi, ulivi, palme, mandorli in fiore, aranci, limoneti, mandarini maturi sugli alberi: un Paradiso Terrestre. Le Alpi mi hanno lasciato un'impressione indimenticabile» Così scriveva Jean Sibelius all'amico Axel Carpelan (che fu per lui anche un benefattore e una fonte inesauribile di consigli, fino alla sua morte nel 1919) in una lettera dell'inverno del 1901, quando si trovava in Italia insieme alla moglie e alle due figlie, Eva e Ruth. Avevano affittato una camera alla pensione Suisse di Rapallo, ma lui aveva preso per sé anche un capanno nella villa di montagna villa di un certo signor Molfino, immerso in un giardino fiorito, in un paesaggio lussureggiante, stretto tra il mare e le montagne, che stimolò molto la fantasia del compositore, insieme alle letture fatte in quel viaggio (le Lettere di Adolph Törneros e il Diario intimo di Henri-Frédéric Amiel). Lì Sibelius cominciò a scrivere la sua seconda sinfonia, senza saperlo. Infatti pensava inizialmente a una sorta di poema sinfonico, ispirato a una festa popolare, attratto come fu anche dagli umori popolari dell'Italia, e in particolare da una festa di carnevale, di cui scrisse a Carpelan: «Qui c'è stato il carnevale. Gli italiani sono dei grandi bambini. Un vecchio dal volto annerito, vestito con una camicia da donna, desta un vocio di entusiasmo. Questo è un po' lo stile di tutto». Ma ebbe in mente anche una traccia di poema sinfonico ispirata alla figura di Don Giovanni. Immaginò che il suo chalet di montagna fosse il palazzo di Don Giovanni, circondato da un giardino incantato, simbolo di una vitalità esuberante, ma con l'improvvisa apparizione di una lugubre figura (di Commendatore). L'11 febbraio annotò: «Don Giovanni. Seduto al crepuscolo nel mio castello, vedo giungere un ospite. Gli domando più volte chi sia - nessuna risposta. Cerco di accoglierlo. Continua a tacere. Infine l'estraneo si mette a cantare. Allora Don Giovanni capisce chi ha di fronte: la Morte». Sotto queste parole Sibelius abbozzò anche un tema che divenne poi il motivo principale del secondo movimento della sinfonia.
Il soggiorno italiano fu dunque fonte potente di ispirazione per Sibelius, ma non fu un periodo felice. La sua situazione finanziaria era causa di preoccupazioni, e un contagio di tifo colpì a Rapallo la figlia Ruth. Il compositore decise comunque di approfittare della vacanza per andare a Roma, lasciando la moglie ad occuparsi della cura della figlia malata. Folgorato dalla bellezza della città («Di tutte le città che ho visto Roma è la più bella e la più aristocratica. Molto più che Parigi […]»), dove aveva preso una camera in affitto, lavorò assiduamente alla sua partitura orchestrale. Ad aprile si ricongiunse con la famiglia a Firenze, dove rimase qualche giorno meditando anche di riadattare una parte della Divina Commedia, e abbozzando una pagina per archi che intitolò Christus e che poi divenne il secondo tema del movimento lento della sua sinfonia. Ritornato in Finlandia - non prima però di avere fatto tappa Vienna, a Heidelberg, dove fu invitato a dirigere proprie musiche e dove incontrò Strauss, e poi a Praga, dove fece la fugace conoscenza di Dvorak -, Sibelius trascorse il resto del'estate nella casa della suocera Elisabeth Järnefelt a Lohja, rimettendo mano ai vari abbozzi, accantonando il progetto di un poema sinfonico, con i relativi programmi legati a Don Giovanni o alla Commedia dantesca. E la seconda sinfonia, in re maggiore, prese forma all'inizio di novembre. Dedicata ad Axel Carpelan, fu eseguita l'8 marzo 1902 sotto la direzione del compositore, insieme a altri due lavori recenti, l'Ouverture in la minore e l'Impromptu per coro femminile e orchestra op.19, nella grande sala dell'Università di Helsinki. Fu un successo senza precedenti per una nuova opera orchestrale in Finlandia, tanto che questa sinfonia fu eseguita altre tre volte in otto giorni, sempre con il tutto esaurito. Un successo che alimentò varie illazioni sul suo carattere programmatico. Sulle pagine dell'Hufvudstadsbladet, giornale in lingua svedese pubblicato a Helsinki, Robert Kajanus descrisse la sinfonia come una rappresentazione musicale della resistenza finlandese contro il dominio russo. E questa interpretazione venne sostenuta anche da influenti figure come il direttore d'orchestra Georg Schnéevoigt e il musicologo Ilmari Krohn che nel 1945 definì questo lavoro la «sinfonia della liberazione». Del resto Sibelius era già conosciuto per una serie di composizioni orchestrali di ispirazione nazionalistica, che lo avevano reso assi popolare nel suo paese e anche all'estero. Composizioni esplicitamente influenzate dalla letteratura finlandese, dall'epica del Kalevala, dalle suggestioni del paesaggio dei laghi e delle betulle: i poemi sinfonici Kullervo op.7 e En Saga op.9, le suites per orchestra Karelia op.11, e Lemminkäinen op.22 (quest'ultima basata su quattro leggende del Kalevala). E nel 1899 aveva raggiunto il culmine del successo col poema sinfonico Finlandia op.26. Non è dunque strano che anche la seconda sinfonia fosse attesa come un lavoro "patriottico", anche se il compositore rigettò sempre questa interpretazione, davvero assai distante dagli stimoli "mediterranei" che avevano accompagnato la sua genesi. E, più in generale, Sibelius smentì qualsiasi intento programmatico nella sua produzione sinfonica: «Le mie sinfonie sono musica, concepite ed eseguite come una pura espressione musicale, e senza alcun fondamento letterario. Per me la musica prende forma quando le parole spariscono».
Sottoposta ad alcune revisioni, dopo la prima esecuzione, e quindi diretta nella sua nuova versione da Armas Järnefelt il 10 novembre 1903 a Stoccoloma, la Sinfonia in re maggiore condivide con la prima un chiaro atteggiamento romantico, una grande carica di pathos, che poi scomparirà nella produzione più tarda. Le influenze russe, soprattutto čajkovskijane, molto evidenti nella prima sinfonia, si affievoliscono, ma emergono spunti folklorici e anche influenze italiane, ad esempio nel carattere pastorale e in alcuni tratti esplicitamente melodrammatici. La forma classica, nei canonici quattro movimenti, sottende tuttavia una struttura più libera, piuttosto rapsodica, caratterizzata da continui cambiamenti agogici, da una grande varietà di umori e di espressioni (suoni di natura, gesti esuberanti e pieni di passione, squarci carichi di malinconia), da un proliferare di motivi: brevi cellule, apparentemente asfittiche, ma che lentamente si espandono generando vasti agglomerati dalla forte carica evocativa. Tutta la sinfonia sembra svilupparsi così, organicamente, a partire da un motivo di tre note che si sente all'inizio del primo movimento (Allegretto), che poi appare in varie forme all'interno dell'intera sinfonia. In questo movimento iniziale Sibelius evita lo schematismo della forma sonata usando frammenti tematici quasi "parlanti", strutture armoniche modali, superfici timbriche trascoloranti, frasi che sembrano improvvisamente interrompersi, e piuttosto che giocare sulla contrapposizione dei temi, tende ad fonderli, a farli fluire l'uno nell'altro: in effetti il tema principale, con il suo disegno staccato e dal carattere pastorale, esposto da oboi e clarinetti che sembrano zampogne, non è molto dissimile dal secondo esposto all'unisono dai violini, basato su una lunga nota tenuta seguita da una specie di fioritura "en ralenti". Anche lo sviluppo (Tranquillo) avviato da un cupo pedale dei timpani, in pianissimo, più che rielaborare i temi ne fa una sintesi, dando loro, paradossalmente, più stabilità tonale e omogeneità timbrica di quanta ne avessero nell'esposizione, e usando anche il contrappunto come strumento per legare elementi prima slegati. Il secondo movimento, in re minore (Tempo Andante, ma rubato), riprende gran parte delle idee abbozzate nel viaggio in Italia. Pagina dal carattere tragico, ripropone ancora una dimensione instabile, un discorso frammentato, un po' minaccioso, che alterna zone lente e cupe e improvvise accelerazioni. Si apre con una lunga, uniforme figura di violoncelli e contrabbassi in pizzicato che Thomas Beecham descrisse come «serpeggiante nei registri gravi dell'orchestra come un verme solitario». Su questa linea si sovrappone il tema principale, «lugubre», esposto in ottava dai fagotti. Il movimento si anima sino a raggiungere un fortissimo (Molto largamente) con un ampia, tragica frase degli ottoni seguita da una lunga pausa e da un secondo tema, molto espressivo, in fa diesis maggiore (Andante sostenuto). Tutto il movimento è poi un fitto brulicare di piccole cellule, di motivi contrastanti, con una continuo variare di tempi, di tonalità, e di profili dinamici che tolgono ogni staticità anche alle lunghe sequenze accordali. Un carattere decisamente beethoveniano ha invece lo scherzo, in si bemolle maggiore (Vivacissimo), come ha giustamente osservato il musicologo finlandese Veijo Murtomàki: una specie di moto perpetuo, vorticoso, in 6/8, che percorre i registri estremi dell'orchestra. Cinque colpi isolati del timpano (e una grande pausa) introducono un breve trio in sol bemolle maggiore (Lento e suave), avviato da un agreste tema dell'oboe, e bruscamente interrotto dal ritorno impetuoso del moto perpetuo. Con questi due temi, e altri motivi secondari, Sibelius costruisce ripetuti processi di accumulo di energia e dei crescendo parossistici, timbricamente piuttosto crudi, l'ultimo dei quali porta direttamente all'attacco del movimento finale in 3/2 (Allegro Moderato), che si lega quindi allo scherzo senza soluzione di continuità. Si tratta ancora di una forma sonata con un primo tema dal carattere eroico, enunciato immediatamente dagli archi (e basato sulla cellula di tre note) e un secondo tema nello stile arcaico di una Sarabanda, esposto inizialmente come un alternanza di frasi dei legni - secondo la moglie del compositore, questo tema sarebbe stato scritto da Sibelius alla memoria della cognata, Elli Järnefelt, che si era suicidata nel 1901. Il resto del movimento presenta efficaci giochi di transizione tra tonalità minori e maggiori, uno sviluppo marcatamente contrappuntistico, un germogliare continuo di motivi, una ripresa nella quale l'orchestra si gonfia progressivamente fino a sfociare nella trionfale coda (Molto largamente), un sapiente gioco di ostinati e di pedali che dissolvono l'atmosfera lugubre dei movimenti precedenti, e creano una dimensione quasi ipnotica, nella quale il musicologo Sulho Ranta ha visto qualcosa di sciamanico, «che vi trasporta nell'estasi, come un tamburo magico».