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Il centenario di Einar Englund
Il 31/10/2016
Si celebra quest'anno il centenario della nascita del compositore finlandese Sven Einar Englund. Compositore molto famoso ed molto eseguito nella seconda metà del XX secolo, considerato il maggiore sinfonista finlandese dopo Sibelius. Di madre svedese e padre finlandese, Englund nacque a Ljugarn, sull'isola di Gotland, nel 1916, rivelandosi da giovanissimo un prodigioso pianista. A 17 anni entrò all'Accademia Sibelius, dove studiò pianoforte con Martti Paavola e di Ernst Linko, composizione con Bengt Carlson e Selim Palmgren, orchestrazione con Leo Funtek, conseguendo il suo diploma nel 1941.
Subito dopo il diploma fu chiamato alle armi, e per quattro anni partecipò attivamente alla Guerra d'Inverno e alla Guerra di Continuazione. Messo a guardia di un faro, su una piccola isola del Baltico, durante un attacco dell'esercito sovietico si fratturò una mano. Capì subito che doveva dire addio alla sua carriera di pianista, ma si ritenne molto fortunato – così racconta nelle sue memorie – quando si accorse che nello stesso momento una pallottola aveva attraversato il suo berretto.
Profondamente segnato dell'esperienza della guerra, compose la sua Prima Sinfonia nel 1946, con il titolo "War Symphony", dando voce a una generazione che era sopravvissuta alla guerra perdendo tutte le proprie illusioni, in una partitura pervasa da incessanti ritmi di marcia, ma che dimostra anche una grande maestria nella scrittura contrappuntistica e nell'orchestrazione.
Gli stretti contatti che Englund ebbe nel dopoguerra col mondo musicale russo, gli permisero di approfondire la conoscenza della musica di Prokofiev e di Shostakovich, figure che esercitarono una grande influenza sul suo linguaggio musicale, per la forza drammatica, il marcato tematismo, la carica ironica e graffiante. Un gusto caustico che emerge ad esempio nella sua Seconda Sinfonia (1948), la "Blackbird Symphony", pensata come un omaggio al canto del merlo, ricco di stupefacenti variazioni, in contrapposizione allo stereotipo, un po' noioso e abusato, del canto dell'usignolo.
Nel 1949 Englund ottenne una borsa per studiare in America con Aaron Copland, al Berkshire Music Center di Tanglewood. Englund lo ricorda così: «Copland era una persona molto gentile. Guardò la mia Seconda Sinfonia e mi disse "Io non ho niente da insegnarle"; e così passammo il tempo a discutere di musica».
Animato da un grande slancio creativo, Englund diede alla luce molti lavori importanti negli anni Cinquanta, come i balletti Sinuhe (1953) e Odysseus (1959), scritti per la coreografa svedese Brigit Cullberg, il Concerto per Violoncello (1954), il Concerto n.1 per pianoforte (1955), pervaso da echi raveliani e destinato e diventare uno dei suoi lavori più noti ed eseguiti.
Gli anni Sessanta furono invece per Englund un periodo di crisi creativa, dovuta anche alla sua diffidenza nei confronti delle avanguardie e della dilagante moda del serialismo in Finlandia. Ma tornò convintamente alla composizione nel 1971, con la sua Terza Sinfonia, "Barbarossa", partitura dai colori abbaglianti che ha il suo culmine in un finale visionario, intitolato "Il Trionfo della Morte". Questa partitura, scritta 23 anni dopo la Seconda Sinfonia, fu il primo di una serie di lavori di grande concentrazione espressiva, caratterizzati anche da un teso lirismo e da una ricca inventiva ritmica, come dimostrano la Quarta Sinfonia (1976), "Nostalgic", concepita come una sorta di canto funebre per la morte di Shostakovich; la Quinta (1977) "Fennica", ancora legata al ricordo della guerra e dedicata alla memoria del presidente finlandese Juho Kusti Paasikivi; il Concerto per dodici violoncelli (1981).
Nel 1984, Englund compose la Sesta Sinfonia, "Aphorism", grande affresco per coro e orchestra che metteva in musica, con uno stile originale, pieno di armonie dissonanti, degli aforismi di Eraclito, tradotti da Saari Pentti Koski. La sua ultima sinfonia, la Settima, vide la luce nel 1988, proprio l'anno in cui si manifestarono i primi segni della malattia cardiaca che afflisse il compositore negli ultimi anni della sua vita. Nel 1991 Englund portò a termine la partitura del Concerto per clarinetto, poco prima che un infarto gli inibisse l'uso della mano destra, rendendo di fatto impossibile ogni attività compositiva gli anni successivi.
Einar Englund morì a Visby nel 1999, lasciando un vasto catalogo di musiche che, oltre alle sinfonie e ai concerti, comprendeva anche dodici colonne sonore - tra le quali le musiche per Valkoinen peura (la renna bianca) di Erik Blomberg, film che vinse lo Jussi Award (una sorta di Oscar finlandese) e che fu premiato al festival di Cannes – e musiche di scena – ad esempio per La muraglia cinese di Max Frisch.
Nella sua produzione cameristica spiccano un Quintetto con pianoforte, una Suite per violoncello solo, una Sonata per violoncello e pianoforte, la Serenata elegiaca per violino solo, Introduzione e capriccio per violino e pianoforte, pezzo dalla scrittura frammentaria, piena di scarti ritmici e armonici. Englund dovette interrompere la sua carriera di pianista in giovane età, ma lasciò molte pagine pianistiche di grande virtuosismo, come Introduzione & Toccata.
Dal 1958 al 1982 Einar Englund è stato professore alla Sibelius Academy. Nel 1997 ha pubblicato anche un libro di memorie, dal titolo I Skuggan av Sibelius (nell'ombra di Sibelius).
Subito dopo il diploma fu chiamato alle armi, e per quattro anni partecipò attivamente alla Guerra d'Inverno e alla Guerra di Continuazione. Messo a guardia di un faro, su una piccola isola del Baltico, durante un attacco dell'esercito sovietico si fratturò una mano. Capì subito che doveva dire addio alla sua carriera di pianista, ma si ritenne molto fortunato – così racconta nelle sue memorie – quando si accorse che nello stesso momento una pallottola aveva attraversato il suo berretto.
Profondamente segnato dell'esperienza della guerra, compose la sua Prima Sinfonia nel 1946, con il titolo "War Symphony", dando voce a una generazione che era sopravvissuta alla guerra perdendo tutte le proprie illusioni, in una partitura pervasa da incessanti ritmi di marcia, ma che dimostra anche una grande maestria nella scrittura contrappuntistica e nell'orchestrazione.
Gli stretti contatti che Englund ebbe nel dopoguerra col mondo musicale russo, gli permisero di approfondire la conoscenza della musica di Prokofiev e di Shostakovich, figure che esercitarono una grande influenza sul suo linguaggio musicale, per la forza drammatica, il marcato tematismo, la carica ironica e graffiante. Un gusto caustico che emerge ad esempio nella sua Seconda Sinfonia (1948), la "Blackbird Symphony", pensata come un omaggio al canto del merlo, ricco di stupefacenti variazioni, in contrapposizione allo stereotipo, un po' noioso e abusato, del canto dell'usignolo.
Nel 1949 Englund ottenne una borsa per studiare in America con Aaron Copland, al Berkshire Music Center di Tanglewood. Englund lo ricorda così: «Copland era una persona molto gentile. Guardò la mia Seconda Sinfonia e mi disse "Io non ho niente da insegnarle"; e così passammo il tempo a discutere di musica».
Animato da un grande slancio creativo, Englund diede alla luce molti lavori importanti negli anni Cinquanta, come i balletti Sinuhe (1953) e Odysseus (1959), scritti per la coreografa svedese Brigit Cullberg, il Concerto per Violoncello (1954), il Concerto n.1 per pianoforte (1955), pervaso da echi raveliani e destinato e diventare uno dei suoi lavori più noti ed eseguiti.
Gli anni Sessanta furono invece per Englund un periodo di crisi creativa, dovuta anche alla sua diffidenza nei confronti delle avanguardie e della dilagante moda del serialismo in Finlandia. Ma tornò convintamente alla composizione nel 1971, con la sua Terza Sinfonia, "Barbarossa", partitura dai colori abbaglianti che ha il suo culmine in un finale visionario, intitolato "Il Trionfo della Morte". Questa partitura, scritta 23 anni dopo la Seconda Sinfonia, fu il primo di una serie di lavori di grande concentrazione espressiva, caratterizzati anche da un teso lirismo e da una ricca inventiva ritmica, come dimostrano la Quarta Sinfonia (1976), "Nostalgic", concepita come una sorta di canto funebre per la morte di Shostakovich; la Quinta (1977) "Fennica", ancora legata al ricordo della guerra e dedicata alla memoria del presidente finlandese Juho Kusti Paasikivi; il Concerto per dodici violoncelli (1981).
Nel 1984, Englund compose la Sesta Sinfonia, "Aphorism", grande affresco per coro e orchestra che metteva in musica, con uno stile originale, pieno di armonie dissonanti, degli aforismi di Eraclito, tradotti da Saari Pentti Koski. La sua ultima sinfonia, la Settima, vide la luce nel 1988, proprio l'anno in cui si manifestarono i primi segni della malattia cardiaca che afflisse il compositore negli ultimi anni della sua vita. Nel 1991 Englund portò a termine la partitura del Concerto per clarinetto, poco prima che un infarto gli inibisse l'uso della mano destra, rendendo di fatto impossibile ogni attività compositiva gli anni successivi.
Einar Englund morì a Visby nel 1999, lasciando un vasto catalogo di musiche che, oltre alle sinfonie e ai concerti, comprendeva anche dodici colonne sonore - tra le quali le musiche per Valkoinen peura (la renna bianca) di Erik Blomberg, film che vinse lo Jussi Award (una sorta di Oscar finlandese) e che fu premiato al festival di Cannes – e musiche di scena – ad esempio per La muraglia cinese di Max Frisch.
Nella sua produzione cameristica spiccano un Quintetto con pianoforte, una Suite per violoncello solo, una Sonata per violoncello e pianoforte, la Serenata elegiaca per violino solo, Introduzione e capriccio per violino e pianoforte, pezzo dalla scrittura frammentaria, piena di scarti ritmici e armonici. Englund dovette interrompere la sua carriera di pianista in giovane età, ma lasciò molte pagine pianistiche di grande virtuosismo, come Introduzione & Toccata.
Dal 1958 al 1982 Einar Englund è stato professore alla Sibelius Academy. Nel 1997 ha pubblicato anche un libro di memorie, dal titolo I Skuggan av Sibelius (nell'ombra di Sibelius).